PEOPLE | Giulio Patrizi, Direttore Creativo

Oggi incontriamo Giulio Patrizi, fondatore e direttore creativo dell’omonima agenzia.
Giulio ha un approccio al progetto polivalente e trasversale come la sua formazione che va dal design del prodotto, all’interior design e alla comunicazione visiva. La sua curiosità e voglia di mettersi in gioco gli hanno permesso di accrescere le proprie competenze ed accogliere sfide professionali importarti. Negli anni ha lavorato e collaborato con grandi aziende e realtà del progetto, tenuto lectures e seminari in università in Italia e all’estero.

Ritratto fotografico di uomo su sfondo celeste con fazzoletti che volano
Giulio Patrizi Portrait Ph. Arise From Eyes

Qual’è stato il percorso che ti ha portato oggi qui?

Come è normale che sia, il mio presente è il risultato naturale di scelte, opportunità ed esperienze pregresse. Ho iniziato il mio percorso formativo in Design del Prodotto ed appena concluso il ciclo triennale mi sono iscritto ad un corso di interior design al Politecnico di Milano. Poi la mia carriera lavorativa è iniziata presso lo studio di Massimiliano Fuksas a Roma, dove ho lavorato a grandi progetti che spaziavano dal prodotto all’architettura. Sicuramente quello è stato un ottimo banco di prova. Sono arrivate poi le prime soddisfazioni come “giovane designer” con recensioni su importanti riviste di settore e partecipazioni televisive

Scansione giornale Glamour

Poi è scattato qualcosa, ho capito che il mondo del mobile – quello del design patinato da rivista – non aveva molti margini d’azione almeno per me. Il mio interesse si rivolgeva sempre di più ad un design pensato per le aziende e non per il consumatore finale. Da lì in poi è stato un crescendo. Ho continuato a studiare, mi sono avvicinato al branding, alla comunicazione visiva ed al retail design.

Oggi la mia idea di design è più vicina al concetto di servizio che di prodotto finito. Lavoro per aiutare i nostri clienti a raggiungere il proprio obbiettivo.

Come svolgi il tuo ruolo di Direttore Creativo nello studio? I lavori hanno il tuo stile? Sei tu a dettare le regole?

Metto al centro le persone, per me il capitale umano è importantissimo. La nostra agenzia è una piccola realtà, non siamo in molti e lascio molto margine ai miei collaboratori, d’altronde se non deleghi è meglio fare le cose in modo autonomo.
Non saprei definire bene la nostra cifra stilistica: lavorando in molti contesti diversi riusciamo a parlare più linguaggi. Essendo appassionato di arte e materie umanistiche spesso gli imput progettuali partono da qui, sono qualcosa che fa parte di me e che mi aiuta a mettere insieme immagini e riferimenti per i miei collaboratori.

Ritratto fotografico di uomo che mangia gli spaghetti pasta con le mani
Giulio Patrizi Portrait Ph. Francesco Lamonaca

C’è un progetto specifico che ha segnato il tuo percorso professionale?

Diciannove’67 ovvero un packaging per il vino che si è aggiudicato 2 premi importanti come International Packaging Competition promosso dal Vinitaly ed il German Design Award, prestigioso premio tedesco organizzato dal Geman Design Council.
Questo premio ha sancito il nostro ingresso ufficiale nel mondo del packaging design, settore nel quale stiamo lavorando molto ed in modo gratificante. D’altronde il packaging non è altro che un design del prodotto che ha lo scopo di preservare e comunicare. In un certo senso il cerchio si chiude: ritrovo in questi progetti tutto il mio percorso formativo.

Due uomini sorreggono un premio
Giulio Patrizi e Edoardo Peltrini

Qual’è il progetto dei tuoi sogni? Quello che da sempre vorresti ti fosse affidato?

I miei sogni cambiano come cambiano i progetti che vorrei attuare. Mi piacerebbe però realizzare un progetto per il mondo dell’arte, magari progettare il sistema di comunicazione di un museo o di un percorso espositivo,